ADDIO SUPERTICKET
Pubblicato il 3 Settembre 2020
Da martedi, dopo nove anni, è scomparso il superticket, tassa che aggiungeva una quota al tradizionale ticket, introdotta da Berlusconi e Tremonti nel 2011. Durante questi anni è stata attaccata, accusata di allontanare i cittadini dalla sanità, di rendere concorrenziali le tariffe del privato perché quelle del pubblico per certe categorie di cittadini diventavano troppo alte.
Il governo ha stanziato 550 milioni all’anno per l’abolizione. Anche se in varie regioni il superticket era già stato tolto o ridotto negli anni scorsi, la manovra tiene comunque conto anche di quanto le varie realtà locali che lo hanno eliminato hanno dovuto spendere. Quindi tutte le regioni riceveranno, nel fondo sanitario nazionale, i soldi necessari a rimpiazzare gli introiti della tassa.
Il superticket non veniva pagato ovviamente dagli esenti, cioè coloro che hanno determinate patologie importanti oppure hanno meno di 6 o più di 65 anni e vivono in famiglie dove il reddito annuo è inferiore a 36.151,98 euro. Lo pagavano quindi, in quasi tutte le regioni, coloro che hanno tra i 6 e i 65 anni e guadagnano più di 36 mila euro. Ora queste persone non hanno più questa tassa ma devono comunque, come gli altri non esenti, corrispondere il ticket, che vale, sempre per prestazioni specialistiche ambulatoriali, fino a 36 euro a ricetta.