CARTA D’IDENTITA’ PER ANDARE SUI SOCIAL
Pubblicato il 30 Ottobre 2019
Un deputato ha annunciato di essere al lavoro per una proposta di legge che obblighi chiunque apra un profilo social a dare la carta di identità.
Perché? Perché il web è diventato una fogna. Ultimo esempio, gli insulti antisemiti alla senatrice Liliana Segre.
La proposta non ha senso per due ragioni: la prima è che già oggi non esiste un vero anonimato sui social e in rete: quando navighiamo siamo identificati da un indirizzo IP che indica esattamente dove si trova il computer o il telefonino collegato alla rete quando mandiamo un messaggio. La polizia postale, in caso di reato, potrebbe trovare il colpevole subito. Va detto che è possibile navigare nascondendo l’IP, ovvero celando la propria identità, ma questo è un diritto umano sancito dalle Nazioni Unite per difendere la libera manifestazione del dissenso.
Se poi l’obiettivo della proposta è individuare e punire i duecento odiatori che ogni giorno offendono la senatrice a vita Liliana Segre, va detto che sono quasi tutte persone che non solo la polizia postale è in grado di individuare facilmente, ma che ci mettono la faccia dietro quegli insulti. Non si nascondono.
Davvero vogliamo imporre a 30 milioni di italiani che usano i social di dare la carta di identità per colpa di 200 razzisti? Tra l’altro chi volesse insultare in maniera anonima potrebbe farlo usando un indirizzo IP estero per registrarsi ai social. Di che stiamo parlando? Del nulla.